Il salone del coraggio
Analisi del nautico di Genova
La 51 esima edizione del salone nautico internazionale di Genova, svoltasi dal 1 al 9 ottobre scorsi presso la Fiera del capoluogo ligure, si iscriverà negli annali dell’ormai storico appuntamento come “il Salone del coraggio”.
Coraggio soprattutto da parte degli espositori a fronte di una congiuntura economica negativa a livello mondiale che nell’arco di tre anni ha ridotto del 45% il fatturato della nautica italiana. Molti imprenditori nella cantieristica, nel commercio, nei servizi e nel vasto indotto, gravati dal prolungato ‘fermo di mercato’ interno (nel nuovo e nell’usato) e dall’aumento dei costi a cominciare da quello, davvero improvvido, delle tariffe espositive deciso dalla Fiera, hanno compiuto un atto di fede, uno sforzo notevole forse estremo, portando a Genova con molte ‘sofferenze’ e malumori, il meglio della loro produzione, comunque ricca di nuovi modelli e di innovazioni tecnologiche.
Coraggio anche da parte del ‘popolo nautico’ fatto di appassionati del mare e dell’andar per mare - diportisti esperti e neofiti o semplici aspiranti tali; single d’ambo i sessi e giovani coppie; coniugi attempati e famigliole con bimbi piccoli - che non hanno rinunciato al Salone, nonostante le ‘campagne terroristiche’ del fisco e l’immagine socialmente negativa che i media, generalizzando e colpevolizzando, continuano ad affibbiare loro. Per molti la barca, è ancora un sogno realizzabile, magari più piccola, economica e in alternativa alla casa al mare.
UNA LEGGERA FLESSIONE
Grazie a questo coraggio e al bel tempo che fortunatamente ha accompagnato i nove giorni di manifestazione, anche questa edizione 2011 del ‘nautico’ è riuscita a ‘mantenersi a galla’ registrando una flessione solo del 10 % nelle presenze di espositori (compresi alcuni grandi marchi sempre più orientati verso Cannes e Montecarlo) e di pubblico, specie straniero. Nonostante gli ‘spazi vuoti’ ( eravamo ormai abituati al ‘tutto esaurito’), un Salone sempre bellissimo, ricco di novità e di eventi collaterali, compresa l’apertura serale nella giornata inaugurale con spettacoli, musica e fuochi d’artificio e la possibilità di ammirarlo anche dall’elicottero. Tutto sommato un’edizione straordinaria in relazione alla situazione generale del Paese e del mondo occidentale, che ha confermato, grazie anche a un grande sforzo organizzativo, la leadership a livello internazionale. Il resto lo ha fatto la ‘voglia di barca’, ancora sentita e diffusa, seppur orientata sulla fascia medio-piccola, gommoni e vele economiche. Un segnale che ha ridato fiducia a molti produttori, anche grandi, che ‘fiutando il vento’ hanno per tempo puntato sui modelli medi. Numerosi sono stati i contatti in tal senso e il Salone si è chiuso con una qualche speranza in più sulla ripresa, sia pur lenta, del settore.
UN CAUTO OTTIMISMO
Gli organizzatori – Ucina e Fiera di Genova – hanno parlato di un “primo bilancio sostanzialmente positivo” e di “cauto ottimismo”.
“All'apertura c’erano tali incertezze – ha confessato Anton Francesco Albertoni, presidente di UCINA Confindustria nautica - che temevamo il disastro, ma così non è stato. Le impressioni, pur in assenza di dati definitivi, confermano l'andamento del mercato: faticano a uscire dalle secche le piccole aziende rivolte al mercato interno, mentre navigano in buone acque quelle che hanno potuto internazionalizzarsi e operano sui mercati emergenti. Le aziende sono moderatamente soddisfatte; certo, resta la distinzione fra piccole, medie e grandi. Il fatto però che tutti i grandi gruppi abbiano puntato sulla presentazione di modelli appartenenti alla gamma di prodotto medio, cioè la fascia più colpita dalla crisi, è un segnale significativo al quale i visitatori hanno risposto positivamente e al di là delle aspettative, anche se resta comunque quella più in difficoltà''.
La verifica verrà dal numero di contratti che i vari espositori riusciranno a definire nelle settimane a venire. Speriamo bene.